mercoledì 1 giugno 2011

Stracci, cenci, mocci -

- pubblicata da Carla Stampa
mercoledì 1 giugno 2011

" Nella grande festa di Napolitano (al Quirinale per il 2 giugno, n.d.r.) ora lui è costretto a giocare la parte della comparsa....E' già fosco quando entra...Lo vedi subito se Berlusconi è di cattivo umore - e ieri il suo era davvero pessimo - perchè incassa più del solito la testa nelle spalle, cammina senza guardare nessuno, quasi corre. Tant'è che, tra alte siepi, compie le decine di metri che lo separano dalla palazzina del presidente d'un balzo. Resta lì dentro, dove ci sono già Napolitano, Fini, Schifani solo pochissimi minuti. Poi eccolo fuori, già in un angolo. E lì resterà per 90 minuti, quelli che trascorre sul Colle. Niente passeggiata tra le aiuole, a stringer mani e distribuire sorrisi, come aveva fatto l'anno scorso. I vincitori - Bersani, D'Alema, Veltroni, Prodi, la Finocchiaro, Fassino, Franceschini, Renzi, Bertinotti con Lella - non li vuole nemmeno sfiorare. Scende i gradini della palazzina per una sola stretta di mano, quella al capo della banda musicale....Ma il peggio deve ancora venire...quando si forma una fila lunghissima per salutare Napolitano e la moglie Clio. Per lui, invece, tre o quattro persone. Attempate, signore dai tacchi vertiginosi..." da "In fila per salutare il capo dello Stato/Berlusconi snobbato al ricevimento" di Liana Milella ('La Repubblica', pag.11, 1 giugno 2011)

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Padania più rossa che verde
Lo schiaffone a Bossi
di Andrea Carugati | tutti gli articoli dell'autore Un vento micidiale, che soffia da Milano e spazza tutta la “padania”, da Novara a Trieste, e trova il suo epicentro in Lombardia. La Lega perde col Pdl ma anche da sola, e soprattutto perde in provincia di Mantova, dove candidava un suo uomo forte, il deputato maroniano Gianni Fava. E ancora, a Pavia, in una sfida che pareva impossibile per il Pd, visti i numeri delle regionali dell’anno scorso, quando Pdl e Lega avevano sfiorato il 60%.

Il Carroccio perde a sorpresa, dato clamoroso, anche nel Comune di Novara, feudo del governatore Roberto Cota, dopo dieci anni di governo leghista della città. E poi Rho e Desio, dove correva contro il Pdl al primo turno e al ballottaggio i due uomini del Carroccio sono stati battuti dai candidati del centrosinistra. Insomma, una vittoria oltre ogni aspettativa per il centrosinistra. E una batosta per l’asse Berlusconi -Bossi che negli ultimi 15 anni ha monopolizzato il voto lombardo. Una batosta che va molto oltre il dato più simbolico, quello di Milano. E si insinua nel profondo Nord, persino a Domodossola. Tanto per stare sul simbolico, c’è la vittoria del centrosinistra ad Arcore, la «tana del lupo» di Berlusconi, come l’ha definita Rosalba Colombo, candidata Pd che ha puntato anche sulla riscossa delle donne di Arcore, umiliate dai racconti sulle notti di Villa San Martino, con una lista civica tutta in rosa: 56,6% il suo risultato.

Le bandiere del centrosinistra che ieri pomeriggio sventolavano nel centro di Arcore sono una delle istantanee più forti di questa tornata elettorale. La Lega tiene solo nella roccaforte di Varese dove il sindaco uscente Attilio Fontana, maroniano doc, si riconferma al ballottaggio con il 54%. Anche a Gallarate, la cittadina più frequentata da Bossi durante questa campagna elettorale, vince il Pd: Edoardo Guenzani, ex vicesindaco ai tempi della Dc, si aggiudica il ballottaggio contro Massimo Bossi, candidato Pdl. La Lega era rimasta fuori dal ballottaggio e al secondo turno ha sostenuto, seppur in forma indiretta, il candidato democratico (con un clamoroso manifesto che invitava i leghisti a turarsi il naso e a bere il medicinale Guenzani per curare i mali della città), pur di sconfiggere il sistema di potere messo in piedi dall’uomo forte dei berluscones Nino Caianiello: 55% per Guenzani, che nel primo discorso da sindaco apre al Carroccio: «I cittadini, e fra di loro molti elettori leghisti, hanno votato la coalizione per dare un segnale di cambiamento.

Penso che saranno possibili delle aperture alla Lega». La grande rimonta Pd a Novara, Mantova, Pavia e Novara sono gli epicentri della crisi leghista. Nella città di Virgilio si impone il civico Alessandro Pastacci, 37 anni, sindaco senza partito per dieci anni: 57,3% per lui, un distacco abissale dal leghista Gianni Fava, che pure Bossi aveva sostenuto con forza.

A Pavia il centrosinistra compie un quasi miracolo: vince Daniele Bosone, 50enne senatore ex teodem, super moderato, che intercetta parecchi voti di delusi dal centrodestra e strappa la provincia ai berlusconiani dopo decenni: 51,2% contro l’ex assessore Pdl Ruggero Invernizzi. A Novara Andrea Ballarè, commercialista 40enne, che aveva vinto le primarie del Pd e poi quelle di coalizione, compie un’impresa: strappare la città alla Lega. Per lui il 52,9% al termine di una rimonta impressionante, visto che dopo il primo turno era indietro di 14 punti rispetto al rivale Massimo Franzinelli. I numeri sono impressionanti: al secondo turno Invernizzi e Franzinelli lasciano per strada migliaia di voti ottenuti solo 15 giorni prima. «Una giornata memorabile», sorride Maurizio Martina, giovane segretario del Pd lombardo.

«La speranza ha vinto sulla paura, quella di Pdl e Lega è una sconfitta culturale e sociale. Da oggi comincia una storia nuova».
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