Giacomo Salerno
ROMA — Il duro scontro in Aula (che i protagonisti definiscono «un battibecco») tra Fabrizio Cicchitto e Ignazio La Russa — centravanti l'uno della squadra delle colombe, l'altro di quella dei falchi —, è solo la punta dell'iceberg.
I due ieri mattina, davanti ai colleghi imbarazzati, hanno litigato fino agli insulti per una questione minore come la sanatoria sui manifesti abusivi dei partiti, che è stata avversata da Monti tanto da far desistere anche il Pdl dal sostenerla: «Tu sei succube di questi del governo, ti fai passare le cose sotto il naso!», l'accusa di La Russa, subito rintuzzata da Cicchitto, secondo il quale se non si fosse agito così sarebbe stato impossibile eliminare l'aggravio di contributi già previsti per i lavoratori autonomi.
Ma al di là del merito della questione (a La Russa non è piaciuto nemmeno come è stato gestito il voto sulle mozioni Ue), la lite pubblica la dice lunga sul clima nel Pdl.
Un partito terrorizzato, spaccato tra chi vorrebbe andare al voto subito, chi trova la mossa irresponsabile, tra chi punta ancora sull'alleanza con la Lega e chi già guarda a un Ppe italiano con il Pdl nucleo centrale, alleato all'Udc e allargato a esponenti del governo come Passera, chi infine — se ne è parlato ieri notte al vertice — non esclude nemmeno un patto con il Pd anche alle amministrative.
A unire il partito oggi c'è solo il panico proprio per le prossime amministrative, che rischiano di diventare «la nostra Caporetto» come dice un ex an spiegando che «dai nostri sondaggi, su 28 capoluoghi di Provincia oggi ne perderemmo 23».
E in questo clima prendono corpo anche i peggiori fantasmi. Il più pericoloso è quello di una scissione tra la componente de-gli ex an (a parte Gasparri, i più duri nei confronti del governo) e il resto del partito, e ieri a confermare l'agitazione sono girati sondaggi commissionati «dai vertici del Pdl» in cui, testati come due partiti separati, l'ex An otterrebbe il 6% e l'ex Fi il 25%.
«Non siamo pazzi, nessuno di noi ci pensa!», smentisce Altero Matteoli, mentre La Russa giura che «non sono io il più arrabbiato, in tanti pensiamo che o il governo si decide a trattarci come si deve, e la smette di martellare per decreto avvocati e tassisti e agire solo con disegni di legge sul mercato del lavoro, oppure ognun per sé...».
La tentazione di staccare la spina a un governo che viene percepito come lontano, disinteressato se non ostile è insomma sempre più forte, «e se perdiamo amen, faremo opposizione e fra tre anni torneremmo noi al governo» dicono i più agguerriti, non ultimi big come Verdini, Brunetta, Romani.
Sapendo però che sarà «difficilissimo» ottenere le elezioni.
Per spegnere le micce sotto Palazzo Chigi — che stanno mettendo in grande difficoltà Angelino Alfano — è dovuto intervenire ieri Berlusconi: prima in pubblico e poi a cena con i vertici del partito in subbuglio il Cavaliere ha ribadito che una crisi oggi sarebbe «da irresponsabili» e, assicura Paolo Bonaiuti, «è questa la nostra linea».
In verità, chi parla quotidianamente con l'ex premier non ci giura.
Per ora le telefonate da Berlino di Alfano e Frattini che gli assicuravano che «la Merkel ci ha detto che tu presidente passerai alla storia come il politico che ha permesso la democrazia dell'alternanza in Italia», nonché i consigli dei moderati come Fitto, Cicchitto, Quagliariello, Gelmini e naturalmente Letta, secondo i quali «non possiamo obbedire agli ordini di Bossi, saremmo finiti», hanno funzionato: Berlusconi ieri è apparso convinto che per ora si debba mantenere l'appoggio a Monti, anche perché un accentuarsi della crisi con il voto anticipato non solo «sarebbe data in carico a noi», ma travolgerebbe anche le aziende di famiglia. Ma nulla è scontato:
la possibile condanna al processo Mills, lo scontro tra le anime del partito (in agitazione anche per i congressi locali), potrebbero aprire altri scenari.
Per questo «adesso dobbiamo temporeggiare — dice una convinta "colomba" —. Se riusciamo ad arrivare a marzo, quando si chiuderà la finestra per il voto anticipato, per il Pdl inizia una storia tutta nuova».
Paola Di Caro, Il Corriere della Sera
.....Nun ve regghe chiu'!!!
dedicato a cio' che non sopporto dell'Italia di oggi.....
venerdì 27 gennaio 2012
PDL, UN PARTITO ALLA DERIVA
lunedì 26 dicembre 2011
BUONI PROPOSITI PER L'ANNO NUOVO
VORREI PARLARVI DI BUONI PROPOSITI : PER IL MOMENTO SI TRATTA NON ALTRO CHE DI SCRIVERE QUALCHE COSA CHE VORREI FOSSE RACCOLTO DA CHI DI DOVERE....
I MIEI BUONI PROPOSITI SI LIMITANO A PROMETTERE DI CLICCARE TUTTO CIO' CHE , SECONDO ME, VA NELLA DIREZIONE GIUSTA ... PER SPINGERE UN TANTINO LA COLLETIVITA' CATTOLICA E NON ... VERSO UN RINNOVAMENTO E UN RIADATTAMENTO DI COSTUMI ORMAI SUPERATI DAI TEMPI E DECISAMENTE CONTROPRODUCENTI...
NON SO SE QUALCUNO LO TROVERA' CONDIVISIBILE E PER TANTO VI INVITO SIN D'ORA A FARMELO SAPERE.
Ho trovato questo manifesto su facebook e mi ha dato lo spunto per riprendere il discorso che avevo trattato ieri in una nota dal titolo"... Non sara' facile ......".
Lo spettatore italiano che non sia accecato dal senso di riverenza preconcetto .....non e' poi cosi stupido ....e non ci mette molto a fare " due piu' due " quando vede immagini di morte e distruzione di fame e malattie sullo schermo.. e poi immediatamente dopo , si trova di fronte a spettacoloni in san pietro ...o anche in capitali estere .. e si fa subito due conti.. sul prezzo speso dalla curia romana per organizzarli e e metterli in piedi.
IO POTREI, VOLENDO, DESCRIVERVI TUTTO CIO' CHE DISTURBA ME: gli alti fascioni rigidi sulle pance dei vari prelati di rango..... le centinaia e centinaia bottoncini coperti di stoffa colorata e le asole fatte a mano ...che servono a decorare gli abiti talari da cerimonia e non ... le vesti piene di merletti preziosi e le sopravesti ricamate e intarsiate .. i paramenti "sacri" i ricami a rilievo d'oro e d 'argento.... le tiare sempre diverse e di diversa foggia e colore che fanno la loro apparizione ... ogni volta che una cerimonia ha un valore mediatico importante ...... tutte quelle parafernalia che vengono sfoggiate e messe in piazza ad ogni nuova apparizione del clero... sopratutto romano e che obiettivamente costano milioni di euro che potrebbero essere diversamente e meno platealmente usati .. per aiutare la povera gente .. a cui sono il piu' delle volte dedicate solamente tante parole "buone" ..RIPETUTE A CANTILENA E MOLTO POCO SENTITE .
Ovviamente non propongo di assaltare il vaticano ..... ma solo di farci sentire senza se e senza ma!
Penso che gli italiani debbano garbatamente far capire ai preti che tentano di ammaestrarci da pulpiti .. da microfoni e da tanti giornali .. reti e T.V. e sopratutto dal seggio pontificio... che siamo stufi di vedere foto di prelati che sfoggiano vesti su misura di ottimo taglio e di stoffe preziose:
il rosso-amaranto e sopratutto l'oro profuso senza discrezione e in modo quanto meno ...sfacciato non aiuta certo i fedeli veri ... in un momento di difficolta economica ... sbandierata da per tutto.. su media nazionali ed internazionali .
OVVIAMENTE NON SI TRATTA DI ASSALTARE IL PALAZZO D'INVERNO CON SAN PIETRINI E SFASCIARE TUTTO! NOI, IO ALMENO, CHE SONO UNA PACIFISTA-CANE-SCIOLTO PENSO CHE SE SE NE COMINCIASSE VERAMENTE A PARLARE ANCHE I PRELATI PIU ' INDURITI DA UN ARRIVISMO ACCURATAMENTO COLTIVATO MA TENUTO BEN NASCOSTO E FORNITI DI UNO SCILINGUAGNOLO COLTIVATO E RETORICAMENTE AFFABULANTE ..... CAPIREBBERO CHE
E' ORA DI CAMBIARE MUSICA...E SOPRATUTTO... DI MODIFICARE LE SCENE E COSTUMI ..... PERCHE' UN TALE SFOGGIO SCRITERIATO DI " APPARENTE ELEGANZA"
.....CI DISTURBA.
scritto e publicato da LAURA PICCHETTI su facebook .....in trasferta sull' account di riserva:
Da qualche giorno il mio account ha di nuovo problemi ..in pratica se tento di linkare i mie blogs aggiornati ...il link non parte dal blog ..ma devo copiare l'indirizzo e incollarlo sulla pagina di facebook dopo aver copiato anche un codice di controllo...
FACEBOOK MI AVVERTE IN QUESTO MODO CHE MI STANNO BUTTANDO FUORI !
Ci sono gia' capitata ed eccomi qui : ero gia' pronta a rientrare col nome di mia nonna.
venerdì 16 dicembre 2011
CERVELLI ALL' AMMASSO.
viol@ uniti
Gli incredibili lumbard.
Torna la Lega di lotta non più al governo. Urla, grida, espone cartelli, insulta e fa ostruzionismo nelle aule parlamentari per protestare contro la manovra del governo Monti e la decisione di porre la fiducia sul provvedimento. Decisione dettata unicamente dall’esigenza di evitare proprio l’ostruzionismo lumbard che impedirebbe altrimenti l’approvazione del decreto prima di Natale. E se tutti, dall’Europa ai commentatori dei giornali, hanno ricordato a Monti che bisogna fare in fretta, forse è il caso di ricordare al Carroccio che solo fino a ieri erano gli alleati principali e fidati di un governo che è ricorso alla fiducia più di cinquanta volte in tre anni, utilizzando questo strumento praticamente per tutte le manovre e tutti i provvedimenti cruciali e a volte anche per quelli meno rilevanti. Certo le misure proposte dal governo dei Professori non sono facilmente digeribili e nonostante le modifiche introdotte due giorni fa su casa e pensioni che hanno alzato le tutele per i ceti più deboli, restano dubbi e lacune.E non è facile il compito di quei partiti che oggi sono chiamati a sostenere questa manovra in Parlamento e che domani dovranno presentarsi agli elettori. Era stato più facile per la Lega stringere il patto di ferro col magnate Berlusconi, vincere anche grazie a lui le elezioni del 2008 e insediarsi a palazzo Chigi per varare subito l’abolizione dell’Ici e il disegno di legge sulla sicurezza. Ve lo ricordate? Quello che aveva introdotto le famigerate ronde, tanto strombazzate dai lumbard e rapidissimamente svanite tra le nebbie della Padania. Per poi pagare dazio subito dopo sostenendo quel lodo Alfano che avrebbe dovuto mettere al riparo il Cavaliere da ogni seccatura giudiziaria. E’ andata avanti così per tre anni. Coi lumbard pronti a votare tutte le leggi ad personam pretese da Silvio, per poi purificarsi con l’acqua del Po. Pronti a proteggere tutti i parlamentari del Pdl inseguiti dalla giustizia (ma adesso, guarda caso, il Carroccio vota a favore dell’arresto di Cosentino). Pronti ad approvare senza un fiato tutte le manovre di Tremonti (spalleggiato spesso più da loro che dal Pdl), anche se poi per distrarre l’attenzione Bossi si esibiva col dito medio e la pernacchia. E nel conto bisogna metterci anche i cinque anni precedenti di governo Berlusconi-Bossi. Il brillantissimo risultato è sotto gli occhi di tutti. E ora la Lega vorrebbe anche lucrare sul disastro che ha contribuito a produrre per recuperare consensi nelle urne. Con molta furbizia ma nessuna credibilità.
(Lavinia Rivara)
domenica 16 ottobre 2011
S.O.S.ITALIA SALVIAMO LA DEMOCRAZIA MORENTE
SERVONO POLITICI RESPONSABILI,ONESTI, PER BENE
..QUESTI.." QUE SE VAYAN TODOS"
pubblicata da Giorgio Poidomani domenica 16 ottobre 2011 alle ore 17.24.
Ho letto svariati commenti in cui si tenta di mettere su piani distinti i fatti e gli accadimenti di ieri a Roma, ma cari amici è veramente impossibile cercare di distinguere piani che non sono distinguibili, perché evidentemente a Roma il piano era unico !!
Di tutte le cose vergognose che ho visto, la cosa in assoluto più ignobile che umilia la dignità dello Stato Italiano e di chi lo rappresenta, è stata quella dei criminali caroselli di cellulari in Piazza San Giovanni.
Qualcuno (mi sembra fosse Maroni) ha fatto i complimenti alla polizia perché non c'è scappato il morto, ma questa evenienza (per chi ci crede) è stata certamente opera dello spirito santo, non certo delle forze del disordine i cui vertici probabilmente ben istruiti da un preciso disegno politico, sono riusciti nel capolavoro di esaltare oltre misura l'azione di sparuti ma ben organizzati gruppi di teppisti (funzionali al disegno??), per far si che oggi si parlasse solo di loro e non della grandissima manifestazione che non ha avuto il giusto epilogo che meritava.
Dico ciò perché ritengo non sia stato affatto un accadimento casuale ( io ieri ero li ed ho visto con i miei occhi), che le cariche e gli scontri più violenti, sono stati voluti proprio dalle forze del disordine in San Giovanni Laterano, riuscendo così anche a spingere i gruppi che avevano cercato di emarginare i violenti dal Colosseo in avanti a reagire pesantemente alle loro cariche, mentre la stessa polizia per tutto il percorso del corteo si è resa assolutamente latitante, lasciandolo in balia dei teppisti.
Forse fra qualche hanno si appureranno responsabilità precise su quanto accaduto ieri, ma mentre il Sindaco di Roma, svariati ministri di carta pesta ed il primo ministro vergogna dell'Italia, già si precipitano alla cassa per incassare, quella che per loro ( grazie allo scientifico utilizzo dei mezzi di informazione di massa) si rivelerà un'ottima mano nell'incosciente gioco a chi sfascia prima e meglio il paese, io mi chiedo dove erano ieri il più grande partito di opposizione ed il più grande sindacato generale d'Italia ?
Dove era la loro aperta ed incondizionata adesione verso gli Indignati, che molto pelosamente ora professano ? Dove erano ieri nel corteo, perché nei fatti aldilà delle bandiere esposte o meno ci sarebbero stati, i servizi d'ordine di queste due grandi organizzazioni di massa ?
Sul fronte delle responsabilità sociali e politiche, da parte loro e anche dell'IDV del che c'azzecca molisano, per l'ipocrita ed interessata ignavia a difesa di insulsi orticelli di potere, avendo abbandonato al loro destino centinaia di migliaia di persone giustamente arrabbiate, visto che da questi i cittadini si aspettano comportamenti coerenti con le loro funzioni di difesa sociale e della democrazia del paese, non credete cari amici che per quanto accaduto questi siano altrettanto se non ancora più colpevoli dei nostri inqualificabili ed insulsi governanti??????
lunedì 10 ottobre 2011
C'era una volta il marxismo-cicchittismo
Se serve si può mettere mano anche al condono edilizio e fiscale. L'etica non si misura su questo ma sulla capacità di trovare risorse per la crescita". Sapete chi è ad avventurarsi coraggiosamente su questioni etiche, tentando di far concorrenza al cardinal Bagnasco? Nientemeno che Fabrizio Cicchitto, quel vecchio giovanotto presidente dei deputati del Pdl che tutte le sere col labbro atteggiato ci fa la lezione di etica berlusconiana dai telegiornali di regime e che ha lanciato nel rutilante cielo del regime quel gentiluomo di Valterino Lavitola.
Chi non abbia l'età non può credere che il dispensatore di precetti etici sia proprio quello stesso compagno Cicchitto trotzkista che trent'anni fa tuonava dalle fila dei socialisti lombardiani, recitava Marx a memoria, se la prendeva con la repubblica democratico-borghese, con l'America, con la Cia, con i servizi segreti deviati e la Dc che avevano "inventato" le Brigate rosse solo per escludere il Pci dal potere. Le Br erano un'invenzione democristiana in chiave anticomunista. Fortebraccio lo chiamò il "marxismo-cicchittismo".
Adesso la personale etica dell'ex criptocomunista trinariciuto dice che bisogna premiare gli evasori fiscali.
Cosa non si fa per mantenersi faticosamente nelle grazie del capo, che gli ha consentito di rimanere immarcescibile in parlamento per trentacinque anni.
Agli occhi di Berlusconi l'ex marxista-leninista deve unire il fascino usurpato dell'intellettuale "organico", come si diceva una volta, all'affidabilità del "fratello" di fede massonica nella loggia P2 di Licio Gelli, cui Fabrizio risultò iscritto con la tessera numero 945.
Un'affiliazione che si narra gli procurò al tempo sonori ceffoni di Riccardo Lombardi, che sul giovanotto si era reso conto di aver clamorosamente sbagliato giudizio. E che nel 2002 gli costò la bocciatura del Quirinale, quando Berlusconi voleva nominarlo ministro dell'Interno al posto di Scajola, altro gentiluomo di antico lignaggio democristiano.
Proprio quell'anno Giuliano Ferrara, in una delle altalenanti lisciate di pelo truccate all'amor suo, in contrasto con la tesi prevalente secondo cui la P2 era ormai un argomento da moralisti un po' minchioni, scrisse che la loggia segreta non solo esisteva, ma era una vera schifezza.
Cicchitto, nelle grazie del fratello Berlusconi che per aver mentito sulla sua iscrizione alla P2 è stato amnistiato dal reato di falsa testimonianza, scrisse a Ferrara definendolo "Giulianoferraratogliatticraxiberlusconi".
Questi gli rispose indirizzando a "Fabriziocicchittosignorileortolanigelli", membro di una consorteria "massonicoaffaristicaspionisticoricattatoria" e ironizzando sulla carriera "a luci rosse" dell'ex lombardiano.
Le antiche ansie da intellettualino hanno portato in questi anni Cicchitto a promuovere seminari di cultura politica, cui si è presentato con relazioni che restano ancora barometro dei tempi che viviamo.
In una relazione di qualche anno fa usò per 52 volte la parola "trasformismo". Ma non si riferiva a sé stesso.
State attenti ai prossimi Tiggì.
Dopo il faccione del criccarolo Valterino, apparirà il labbro di cicchittiano, a dirci quanto il condono edilizio e fiscale sia etico.
Etico come lui.
(10 ottobre 2011) © Riproduzione riservata
lunedì 26 settembre 2011
IN TUTTA EUROPA SI MANIFESTA DAVANTI ALLE SEDI DEL POTERE
lunedì, 26 settembre 2011
15 OTTOBRE: RIVENDICARE IL DIRITTO A MANIFESTARE SOTTO I PALAZZI DEL POTERE
Per il 15 Ottobre si annuncia, com'è noto, una grande manifestazione di massa a Roma, nel quadro della giornata di mobilitazione europea promossa dagli indignati spagnoli contro le politiche dominanti. E' una scadenza di grande importanza, come dimostra l'ampio spettro di soggetti coinvolti e l'attenzione che sta richiamando ovunque. Tutti i soggetti di fatto promotori della manifestazione, incluso il PCL, sono dunque impegnati a garantire il massimo successo di partecipazione popolare all'iniziativa e il suo massimo impatto politico.
Al tempo stesso, nel pieno rispetto del coordinamento unitario promotore che si è costituito, riterrei sbagliata ogni rinuncia pregiudiziale a rivendicare il diritto della manifestazione a dirigersi verso i palazzi del potere: Palazzo Chigi e Montecitorio. Una proposta già avanzata dal PCL in sede di coordinamento, che voglio qui riprendere e argomentare.
IN TUTTA EUROPA SI MANIFESTA DAVANTI ALLE SEDI DEL POTERE
In tutta Europa- tanto più in questa fase- le grandi manifestazioni di massa si dirigono verso le sedi del Governo e del Parlamento. Così ad Atene in piazza Syntagma, così a Madrid, così a Londra.. Ed è naturale: perchè “il popolo” manifesta contro “il potere”. Perchè questa scelta esalta la contrapposizione politica diretta alle rappresentanze degli industriali e dei banchieri, ai loro luoghi istituzionali, ai loro partiti ( di governo e di “opposizione”). Chiedo: perchè in Italia dovrebbe essere diversamente? E soprattutto: perchè dovremmo noi rassegnarci a questa “diversità”? Proprio la giornata europea di mobilitazione contro i governi non dovrebbe costituire il momento ideale per rivendicare anche in Italia il diritto riconosciuto e praticato nel resto d'Europa? Continuare a subire una lesione della stessa democrazia borghese, nel momento stesso in cui rivendichiamo “una democrazia reale” e alternativa sarebbe – mi pare- una contraddizione singolare.
IN ITALIA GOVERNO E PARLAMENTO SCUDO DELLA PEGGIORE REAZIONE
Per di più in Italia abbiamo di fronte il governo più reazionario d'Europa ( se si fa eccezione per l'Ungheria), il Parlamento più corrotto e addomesticato della UE, tra i più alti livelli di condivisione bipartisan delle scelte di fondo della BCE e dell'Unione, sotto la benedizione congiunta di Bankitalia e della Presidenza della Repubblica. Perchè dunque proprio in Italia si dovrebbe rinunciare a manifestare sotto i palazzi del potere?
E' una rinuncia tanto più incomprensibile in questo momento politico. La frattura tra potere politico-istituzionale e senso comune popolare non è mai stata così profonda. Il governo Berlusconi è in caduta libera di consensi. Il suo blocco sociale è in disfacimento. Il Parlamento è un simulacro di complicità e di impotenza, come rivelano i salvataggi spudorati dei più corrotti faccendieri di regime( Milanese). Manifestare oggi sotto Palazzo Chigi e Montecitorio avrebbe dunque un significato politico e simbolico maggiore che in tante altre situazioni ordinarie. Non sarebbe un gesto “ideologico” e minoritario, ma un atto di profonda sintonia col più vasto sentimento popolare ( che non va abbandonato al populismo qualunquista o reazionario). Perchè allora non rivendicare apertamente questo diritto?
I POTERI FORTI VOGLIONO UN RICAMBIO POLITICO “ORDINATO”. PER QUESTO DIFENDONO LA SACRALITA' DELLE ISTITUZIONI
L'argomento ( apparentemente “di sinistra”) secondo cui la manifestazione del 15 non è “contro Berlusconi” ma contro tutte le politiche dominanti in Europa; che “non siamo ansiosi di rovesciare Berlusconi per favorire un governo Montezemolo( o simili)”; che DUNQUE è secondario e “provinciale” dirigersi su Palazzo Chigi e Parlamento, mischia confusamente giuste premesse e conclusioni sbagliate.
Il rovesciamento di massa del “proprio” governo è oggi come ieri-in ogni Paese- non solo il più grande contributo alla propagazione internazionale della ribellione sociale, ma anche un bastone tra le ruote di ogni progetto di alternanza borghese. I poteri forti che stanno lavorando a rimpiazzare Berlusconi con un più diretto governo dei banchieri hanno bisogno di un quadro di pace sociale e di ordine pubblico. Di ritessere la concertazione con la Cgil ( ben ricambiati). Di disporre di una scacchiera sgombra da ogni irruzione di massa. Il loro terrore è che la crisi del berlusconismo e della seconda Repubblica possa trascinare con sé ripresa di conflitto e “disordine” di piazza.. Da qui il cantico della “solidarietà nazionale” attorno alle “Istituzioni”, propagato da tutta la stampa borghese e recitato solennemente da Napolitano. Da qui anche.. la difesa della “sacralità” del Parlamento, di Piazza Montecitorio, di Piazza Colonna, di tutti i luoghi istituzionali. Sino alle grida isteriche e bipartisan di fronte alla più piccola e innocua manifestazione di protesta davanti al Palazzo come è recentemente avvenuto.
UNA MANIFESTAZIONE STRAORDINARIA PER LA RIVOLTA SOCIALE
Per queste stesse ragioni una grande manifestazione di massa davanti a Governo e Parlamento, non è solo un diritto democratico, ma un atto politico che collide con tutta la logica dell'alternanza e dei poteri forti. Perchè è un atto che allude -fosse pure simbolicamente- alla prospettiva della rivolta sociale: l'unico fattore capace di rovesciare Berlusconi dal versante delle ragioni dei lavoratori e non dei banchieri, di spostare i reali rapporti di forza, di aprire la via ad un'alternativa vera.
Il punto vero è se vogliamo PROVARE a investire la manifestazione del 15 Ottobre in una prospettiva di reale ribellione di massa, nel cuore della crisi italiana ed europea, oppure se la concepiamo PREGIUDIZIALMENTE come una ordinaria manifestazione di propaganda: naturalmente importante, naturalmente di massa,
ma destinata di fatto a lasciare le cose come stanno, al pari di tutte le tradizionali manifestazioni d'autunno. Questo è il bivio.
LIBERARSI DA UNA PREGIUDIZIALE RINUNCIATARIA
L'obiezione secondo cui non ha senso chiedere di dirigersi su Palazzo Chigi perchè “tanto non ce lo concedono”, ” rischiamo di aizzare estremismi e avventurismi” “non ci sono i rapporti di forza” ecc., riflette una psicologia politica rinunciataria. Se gli oppressi dovessero rivendicare solo ciò che “viene loro concesso” la storia umana avrebbe fatto pochi passi in avanti. Rivendicare l'”impossibile” è da sempre la condizione decisiva per ottenere “possibili” conquiste: così è stato per il diritto di sciopero, così è stato per il diritto di votare e manifestare. I rapporti di forza si modificano con la lotta politica e di massa, a partire dalla rivendicazione di ciò che è giusto. Non con la rinuncia a rivendicare ciò che è giusto nel nome “dei rapporti di forza”. E ciò è tanto più vero, concretamente, qui e ora: di fronte a un governo reazionario,profondamente indebolito, attraversato da una furiosa guerra per bande, sempre più odiato o detestato dalla maggioranza dei lavoratori e del popolo. Rivendicare pubblicamente il diritto a manifestare sotto i palazzi del potere, fare del prevedibile rifiuto del governo un caso di scandalo pubblico, potrebbe essere di per sé un volano di preparazione della manifestazione di massa contro un governo che “rifiuta ciò che si concede nel resto d'Europa”. Peraltro proprio il rifiuto pregiudiziale a rivendicare pubblicamente questo diritto,a premere per la sua affermazione, a preparare organizzativamente e unitariamente la gestione di piazza di questa rivendicazione, rischia questo sì di lasciare spazio a iniziative avventuriste “fai da te”, magari in ordine sparso, estranee ad una logica di massa, a scapito dell'impatto politico del 15 ottobre.
PREGIUDIZI COSTITUZIONALI E SPIRITO DI ROUTINE
In realtà le resistenze di alcuni settori a rivendicare un diritto democratico così elementare mi pare abbia un sottofondo politico, che sovrappone due elementi diversi.
Su un versante, agisce la lunga tradizione, tipicamente italiana, della mitologia costituzionale, che ha attraversato l'intero dopoguerra, e che ha seminato una cultura reverenziale verso le “istituzioni” dello Stato, maggiore che in altri Paesi ( per cui ad esempio la Presidenza della Repubblica è largamente venerata nella stessa ”sinistra radicale” anche quando sorregge l'odiato Berlusconi e chiede misure più severe i lavoratori).
Su un altro versante, anche in ambiti di “estrema sinistra”, opera uno spirito di routine, che fa della contestazione del potere uno spazio di propria caratterizzazione più che un investimento nella prospettiva di rivoluzione: per cui spesso il problema centrale di una manifestazione, al di là delle parole d'ordine formali, non è il suo investimento nell'azione di massa e nel suo sviluppo, ma solo la conquista di uno spazio d'immagine a livello mediatico e di una buona critica di opinione della stampa “democratica”. Utile magari in qualche caso per negoziare a futura memoria un accordo col centrosinistra, in altri casi a strappare solo lo scampolo di una benevola intervista. Ma sempre in un ottica segnata dall'interesse autoconservativo di un piccolo o grande “ceto politico”, non dall'interesse generale di una prospettiva di emancipazione e liberazione.
Questo retroterra culturale, sempre distorto, rischia di diventare tanto più conservatore nei momenti straordinari della vita politica e sociale : quando non si tratta di vivere di routine, ma di assumersi le proprie responsabilità di fronte a snodi politici di fondo. La crisi della seconda Repubblica e la “catastrofe” italiana, dentro la più grande crisi dell'Europa capitalista, è esattamente uno di questi momenti.
IN CONCLUSIONE
Parteciperemo dunque col massimo impegno alla manifestazione del 15 Ottobre, nel rispetto del suo spirito unitario e delle scelte che il coordinamento promotore - di cui siamo parte- farà. Ma senza rinunciare al nostro punto di vista. Senza rinunciare a proporre la massima combinazione di unità e radicalità. Senza rinunciare a lavorare perchè ogni manifestazione di questo autunno sia investita nella prospettiva di una sollevazione di massa per una svolta vera. Fuori e contro ogni forma di conservatorismo, e di ogni logica rinunciataria.
MARCO FERRANDO
Portavoce nazionale PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
15 OTTOBRE: RIVENDICARE IL DIRITTO A MANIFESTARE SOTTO I PALAZZI DEL POTERE
Per il 15 Ottobre si annuncia, com'è noto, una grande manifestazione di massa a Roma, nel quadro della giornata di mobilitazione europea promossa dagli indignati spagnoli contro le politiche dominanti. E' una scadenza di grande importanza, come dimostra l'ampio spettro di soggetti coinvolti e l'attenzione che sta richiamando ovunque. Tutti i soggetti di fatto promotori della manifestazione, incluso il PCL, sono dunque impegnati a garantire il massimo successo di partecipazione popolare all'iniziativa e il suo massimo impatto politico.
Al tempo stesso, nel pieno rispetto del coordinamento unitario promotore che si è costituito, riterrei sbagliata ogni rinuncia pregiudiziale a rivendicare il diritto della manifestazione a dirigersi verso i palazzi del potere: Palazzo Chigi e Montecitorio. Una proposta già avanzata dal PCL in sede di coordinamento, che voglio qui riprendere e argomentare.
IN TUTTA EUROPA SI MANIFESTA DAVANTI ALLE SEDI DEL POTERE
In tutta Europa- tanto più in questa fase- le grandi manifestazioni di massa si dirigono verso le sedi del Governo e del Parlamento. Così ad Atene in piazza Syntagma, così a Madrid, così a Londra.. Ed è naturale: perchè “il popolo” manifesta contro “il potere”. Perchè questa scelta esalta la contrapposizione politica diretta alle rappresentanze degli industriali e dei banchieri, ai loro luoghi istituzionali, ai loro partiti ( di governo e di “opposizione”). Chiedo: perchè in Italia dovrebbe essere diversamente? E soprattutto: perchè dovremmo noi rassegnarci a questa “diversità”? Proprio la giornata europea di mobilitazione contro i governi non dovrebbe costituire il momento ideale per rivendicare anche in Italia il diritto riconosciuto e praticato nel resto d'Europa? Continuare a subire una lesione della stessa democrazia borghese, nel momento stesso in cui rivendichiamo “una democrazia reale” e alternativa sarebbe – mi pare- una contraddizione singolare.
IN ITALIA GOVERNO E PARLAMENTO SCUDO DELLA PEGGIORE REAZIONE
Per di più in Italia abbiamo di fronte il governo più reazionario d'Europa ( se si fa eccezione per l'Ungheria), il Parlamento più corrotto e addomesticato della UE, tra i più alti livelli di condivisione bipartisan delle scelte di fondo della BCE e dell'Unione, sotto la benedizione congiunta di Bankitalia e della Presidenza della Repubblica. Perchè dunque proprio in Italia si dovrebbe rinunciare a manifestare sotto i palazzi del potere?
E' una rinuncia tanto più incomprensibile in questo momento politico. La frattura tra potere politico-istituzionale e senso comune popolare non è mai stata così profonda. Il governo Berlusconi è in caduta libera di consensi. Il suo blocco sociale è in disfacimento. Il Parlamento è un simulacro di complicità e di impotenza, come rivelano i salvataggi spudorati dei più corrotti faccendieri di regime( Milanese). Manifestare oggi sotto Palazzo Chigi e Montecitorio avrebbe dunque un significato politico e simbolico maggiore che in tante altre situazioni ordinarie. Non sarebbe un gesto “ideologico” e minoritario, ma un atto di profonda sintonia col più vasto sentimento popolare ( che non va abbandonato al populismo qualunquista o reazionario). Perchè allora non rivendicare apertamente questo diritto?
I POTERI FORTI VOGLIONO UN RICAMBIO POLITICO “ORDINATO”. PER QUESTO DIFENDONO LA SACRALITA' DELLE ISTITUZIONI
L'argomento ( apparentemente “di sinistra”) secondo cui la manifestazione del 15 non è “contro Berlusconi” ma contro tutte le politiche dominanti in Europa; che “non siamo ansiosi di rovesciare Berlusconi per favorire un governo Montezemolo( o simili)”; che DUNQUE è secondario e “provinciale” dirigersi su Palazzo Chigi e Parlamento, mischia confusamente giuste premesse e conclusioni sbagliate.
Il rovesciamento di massa del “proprio” governo è oggi come ieri-in ogni Paese- non solo il più grande contributo alla propagazione internazionale della ribellione sociale, ma anche un bastone tra le ruote di ogni progetto di alternanza borghese. I poteri forti che stanno lavorando a rimpiazzare Berlusconi con un più diretto governo dei banchieri hanno bisogno di un quadro di pace sociale e di ordine pubblico. Di ritessere la concertazione con la Cgil ( ben ricambiati). Di disporre di una scacchiera sgombra da ogni irruzione di massa. Il loro terrore è che la crisi del berlusconismo e della seconda Repubblica possa trascinare con sé ripresa di conflitto e “disordine” di piazza.. Da qui il cantico della “solidarietà nazionale” attorno alle “Istituzioni”, propagato da tutta la stampa borghese e recitato solennemente da Napolitano. Da qui anche.. la difesa della “sacralità” del Parlamento, di Piazza Montecitorio, di Piazza Colonna, di tutti i luoghi istituzionali. Sino alle grida isteriche e bipartisan di fronte alla più piccola e innocua manifestazione di protesta davanti al Palazzo come è recentemente avvenuto.
UNA MANIFESTAZIONE STRAORDINARIA PER LA RIVOLTA SOCIALE
Per queste stesse ragioni una grande manifestazione di massa davanti a Governo e Parlamento, non è solo un diritto democratico, ma un atto politico che collide con tutta la logica dell'alternanza e dei poteri forti. Perchè è un atto che allude -fosse pure simbolicamente- alla prospettiva della rivolta sociale: l'unico fattore capace di rovesciare Berlusconi dal versante delle ragioni dei lavoratori e non dei banchieri, di spostare i reali rapporti di forza, di aprire la via ad un'alternativa vera.
Il punto vero è se vogliamo PROVARE a investire la manifestazione del 15 Ottobre in una prospettiva di reale ribellione di massa, nel cuore della crisi italiana ed europea, oppure se la concepiamo PREGIUDIZIALMENTE come una ordinaria manifestazione di propaganda: naturalmente importante, naturalmente di massa,
ma destinata di fatto a lasciare le cose come stanno, al pari di tutte le tradizionali manifestazioni d'autunno. Questo è il bivio.
LIBERARSI DA UNA PREGIUDIZIALE RINUNCIATARIA
L'obiezione secondo cui non ha senso chiedere di dirigersi su Palazzo Chigi perchè “tanto non ce lo concedono”, ” rischiamo di aizzare estremismi e avventurismi” “non ci sono i rapporti di forza” ecc., riflette una psicologia politica rinunciataria. Se gli oppressi dovessero rivendicare solo ciò che “viene loro concesso” la storia umana avrebbe fatto pochi passi in avanti. Rivendicare l'”impossibile” è da sempre la condizione decisiva per ottenere “possibili” conquiste: così è stato per il diritto di sciopero, così è stato per il diritto di votare e manifestare. I rapporti di forza si modificano con la lotta politica e di massa, a partire dalla rivendicazione di ciò che è giusto. Non con la rinuncia a rivendicare ciò che è giusto nel nome “dei rapporti di forza”. E ciò è tanto più vero, concretamente, qui e ora: di fronte a un governo reazionario,profondamente indebolito, attraversato da una furiosa guerra per bande, sempre più odiato o detestato dalla maggioranza dei lavoratori e del popolo. Rivendicare pubblicamente il diritto a manifestare sotto i palazzi del potere, fare del prevedibile rifiuto del governo un caso di scandalo pubblico, potrebbe essere di per sé un volano di preparazione della manifestazione di massa contro un governo che “rifiuta ciò che si concede nel resto d'Europa”. Peraltro proprio il rifiuto pregiudiziale a rivendicare pubblicamente questo diritto,a premere per la sua affermazione, a preparare organizzativamente e unitariamente la gestione di piazza di questa rivendicazione, rischia questo sì di lasciare spazio a iniziative avventuriste “fai da te”, magari in ordine sparso, estranee ad una logica di massa, a scapito dell'impatto politico del 15 ottobre.
PREGIUDIZI COSTITUZIONALI E SPIRITO DI ROUTINE
In realtà le resistenze di alcuni settori a rivendicare un diritto democratico così elementare mi pare abbia un sottofondo politico, che sovrappone due elementi diversi.
Su un versante, agisce la lunga tradizione, tipicamente italiana, della mitologia costituzionale, che ha attraversato l'intero dopoguerra, e che ha seminato una cultura reverenziale verso le “istituzioni” dello Stato, maggiore che in altri Paesi ( per cui ad esempio la Presidenza della Repubblica è largamente venerata nella stessa ”sinistra radicale” anche quando sorregge l'odiato Berlusconi e chiede misure più severe i lavoratori).
Su un altro versante, anche in ambiti di “estrema sinistra”, opera uno spirito di routine, che fa della contestazione del potere uno spazio di propria caratterizzazione più che un investimento nella prospettiva di rivoluzione: per cui spesso il problema centrale di una manifestazione, al di là delle parole d'ordine formali, non è il suo investimento nell'azione di massa e nel suo sviluppo, ma solo la conquista di uno spazio d'immagine a livello mediatico e di una buona critica di opinione della stampa “democratica”. Utile magari in qualche caso per negoziare a futura memoria un accordo col centrosinistra, in altri casi a strappare solo lo scampolo di una benevola intervista. Ma sempre in un ottica segnata dall'interesse autoconservativo di un piccolo o grande “ceto politico”, non dall'interesse generale di una prospettiva di emancipazione e liberazione.
Questo retroterra culturale, sempre distorto, rischia di diventare tanto più conservatore nei momenti straordinari della vita politica e sociale : quando non si tratta di vivere di routine, ma di assumersi le proprie responsabilità di fronte a snodi politici di fondo. La crisi della seconda Repubblica e la “catastrofe” italiana, dentro la più grande crisi dell'Europa capitalista, è esattamente uno di questi momenti.
IN CONCLUSIONE
Parteciperemo dunque col massimo impegno alla manifestazione del 15 Ottobre, nel rispetto del suo spirito unitario e delle scelte che il coordinamento promotore - di cui siamo parte- farà. Ma senza rinunciare al nostro punto di vista. Senza rinunciare a proporre la massima combinazione di unità e radicalità. Senza rinunciare a lavorare perchè ogni manifestazione di questo autunno sia investita nella prospettiva di una sollevazione di massa per una svolta vera. Fuori e contro ogni forma di conservatorismo, e di ogni logica rinunciataria.
MARCO FERRANDO
Portavoce nazionale PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
martedì 20 settembre 2011
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