sabato 28 agosto 2010

...articolo di Cinzia Gobbini ..IL MANIFESTO...

Il governo Berlusconi, impelagato in grosse magagne, non molla l’osso sul provvedimento che era già stato inserito nel cosiddetto pacchetto sicurezza. La stretta sulle politiche migratorie continua ad essere il sentiero privilegiato – una facile scorciatoia – per comunicare con quel popolo che comincia a guardare con sempre minore simpatia al governo delle “cricche”.

Ma quando si tratta di fare la voce grossa, di mostrare il pugno, di evocare un’inflessibilità troppo spesso dimenticata su altri tavoli, e lo si fa nei confronti dei nostri concittadini di serie B, sono in molti a sentirsi ancora sulla “Love boat” della luna di miele con Silvio Berlusconi.

Al piano c’è il ministro dell’Interno leghista Roberto Maroni, che come tutti sanno è un appassionato di musica e infatti scrive ritmo e melodia del governo sull’immigrazione. E tutti appresso, disposti a ballare.

Anche quando – ed è il caso del permesso di soggiorno a punti – siamo a un passo dal baratro, a pochi metri dalla parte sommersa dell’iceberg, quella che farà affondare il nostro Titanic.

Non si può infatti continuare a proporre una doppia lettura.

A una parte della cittadinanza, la maggioranza, si racconta che la magistratura è corrotta, che i pm violano la privacy di tutti noi, che la nostra Costituzione è vecchia e tutta da rivedere, che la pubblica amministrazione è “fannullona” e siamo tutti vittime della burocrazia, che le tasse sono troppo alte e che di certo non si toccheranno nonostante la crisi mondiale, che la spesa pubblica è eccessiva e per questo è lecito tagliare tutto, a partire dalla scuola.

Per gli immigrati, invece, in tribunale le pene valgono doppio, il loro destino a partire dalle espulsioni non è neanche più affidato ai magistrati ma ai giudici di pace, per ottenere un permesso di soggiorno devono dichiarare tutto, qualsiasi cosa, non più soltanto in quanto metri quadri abitano ma anche qual è il loro credo, sono vittime di una burocrazia folle e arcaica ma si ritiene che sia giusto così, gli si impone di imparare l’italiano per poter rimanere in Italia mentre ovunque vengono tagliati i corsi serali e il ministro Gelmini ritiene che nei nostri professionali dovrebbero insegnare anche il dialetto.

Con incredibile senso dello humor, i nostri concittadini di origine straniera perderanno punti anche se commetteranno illeciti tributari, mentre le indagini della magistratura ci raccontano delle immunità che i potenti costruiscono soltanto per loro.
Verrebbe da dire, con della facile ironia, che un illecito tributario dovrebbe valere una patente da italiano.

Quale società vogliono i nostri governanti?

Quella che lega le mani ai pm, quella che taglia i fondi alla scuola pubblica, quella che prepara un federalismo sfrenato lasciando a piedi il sud; oppure quella dell’inflessibilità, delle regole da rispettare pena l’immediata espulsione, dello strapotere concesso allo Stato e all’amministrazione sulla vita del singolo come viene imposto agli immigrati?

Berlusconi, Maroni e tutta la cricca somigliano a quei genitori che infarciscono i loro discorsi di improperi, e poi si lamentano se i figli non utilizzano un linguaggio da puritani.




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